E Liberaci Dal Padre by Elizabeth George

E Liberaci Dal Padre by Elizabeth George

autore:Elizabeth George [George, Elizabeth]
Format: epub
pubblicato: 1988-12-27T22:00:00+00:00


«Spero che non le dispiaccia», lo salutò Stepha Odell, «ma per cena le ho prenotato un tavolo a Keldale Hall.» Chinò la testa di lato e lo fissò con aria pensierosa. «Sì, credo proprio di aver fatto la cosa giusta; ha l'aria di averne bisogno.»

«Sto dimagrendo a vista d'occhio?»

Lei chiuse un registro che aveva davanti e lo ripose dietro il banco della reception. «Niente affatto. Il cibo è ottimo, naturalmente, ma non è per questo che le ho prenotato un tavolo lì. Il locale è la nostra grande attrattiva, gestito dalla pazza del luogo.»

«Non vi manca niente qui, vero?»

La donna scoppiò a ridere. «Abbiamo tutti i piaceri che la vita concede, ispettore. Beve qualcosa o è ancora in servizio?»

«Accetterei volentieri una pinta della sua birra.»

«Bene.» Gli fece strada nel soggiorno e armeggiò dietro il bar. «Keldale Hall è gestito dalla famiglia Burton Thomas. Famiglia in senso lato, naturalmente. La signora Burton Thomas ha al suo servizio una mezza dozzina di giovani e insiste nel farsi chiamare da tutti zia. Fa parte di quell'aura di eccentricità di cui ama circondarsi, secondo me.»

«Sembra un gruppo dickensiano», commentò Lynley.

Lei gli porse la birra e ne versò un po' anche per sé. «Aspetti di averli conosciuti. E senza dubbio li conoscerà, perché la signora Burton Thomas cena sempre con i suoi ospiti. Quando l'ho chiamata per prenotarle un tavolo era fuori di sé all'idea che un membro di Scotland Yard cenasse da lei. Sono sicura che avvelenerà qualcuno solo per il gusto di vederla all'opera. I sospetti non saranno molti, però. Mi ha detto di avere ospiti solo due coppie al momento: un dentista americano e due tipi 'cippi cippi', per ripetere l'espressione che ha usato lei.»

«Proprio il genere di serata che desideravo.» Lynley si avvicinò alla finestra, il bicchiere in mano, e lasciò correre lo sguardo lungo quella tortuosa strada che era Keldale Abbey Road. Non vedeva granché perché svoltava subito a destra per scomparire nella semioscurità.

Stepha gli si accostò. Per qualche istante rimasero in silenzio. «Suppongo che abbia visto Roberta», mormorò lei alla fine a bassa voce.

Lui si voltò, immaginandosi di trovarla intenta a osservarlo, ma si sbagliava. Teneva lo sguardo fisso sul bicchiere di birra che aveva in mano e lo roteava lentamente nel palmo, attenta a non spillarne neanche una goccia. «Come lo sa?»

«Ricordo che da bambina era piuttosto alta. Alta quasi quanto Gillian. Una ragazzona.» Con la mano umida per la condensa del bicchiere, si scostò una ciocca di capelli dalla fronte, lasciando sulla pelle una traccia di bagnato che poi asciugò con gesto impaziente. «È accaduto tutto a poco a poco, ispettore. Dapprima ha cominciato a riempirsi... era rotondetta, direi. Poi è diventata... così come l'ha vista oggi.» Il brivido che la scosse la diceva lunga e, come se si fosse resa conto delle implicazioni della propria reazione, aggiunse: «È orribile da parte mia, non è vero? Ho un'avversione fastidiosa per tutto ciò che è brutto. Francamente è una parte di me che non mi piace».

«Lei però non mi ha risposto.



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